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RACCONTI

Zelda Sayre moglie di Francis Scott Fitzgerald

Ritratto di Zelda

Io Zelda Sayre moglie di Francis Scott Fitzgerald sono stata una ragazza viziata, incurante delle regole, trasgressiva  e anticonformista.

Sono nata nel 1900 in Alabama da una famiglia borghese.

Mio padre era un giudice e si aspettava  che io  crescessi senza grilli per la testa e facessi un buon matrimonio.

Assecondando i voleri e desideri del marito ricco di turno. Aderendo al ruolo di sposa e moglie devota e fedele.

Invece io, Zelda Sayre, ero una morgana, una che mal si adattava al cliché della brava ragazza, una che le brave suocere non vorrebbero come nuora.

Ma del resto a me è sempre importato poco di quello che la gente pensava di me.

Zelda Sayre come ha conosciuto Francis Scott Fitzgerald e che cosa ti aspettavi dal tuo matrimonio?

Ho conosciuto Francis Scott Fitzgerald negli anni in cui cominciava ad affermarsi come scrittore.

A vent’anni mi son sposata, senza alcun desiderio di fare la brava moglie.

Forse Scott vedeva sé stesso in me, si rispecchiava in quella che io ero.

Cioè una ragazzina viziata, che amava la bella vita, le feste, i balli, le trasgressioni, ma che aveva una paura fottuta  di crescere.

Il grande Gatsby,il romanzo per il quale Scott è passato alla storia, è  del resto in parte ispirato alle nostre vicende.

Anche io scrivevo, recensioni di libri, articoli e diari. Da cui Scott ha tratto ispirazione.

Anzi a volte li ha inseriti nei suoi libri, come se fosse farina del suo sacco.

Amavamo entrambi la bella vita, bere, festeggiare con gli amici, folleggiare.

Vivevamo sicuramente al di sopra delle nostre possibilità.

Zelda Sayre moglie di Francis Scott Fitzgerald

Un’immagine tratta dalla serie televisiva

Non le è in qualche modo dispiaciuto sprecare il suo talento?

Io Zelda Sayre moglie di Francis Scott Fitzgerald non mi sono mai considerata particolarmente dotata, si ero molto intelligente ma non avevo velleità di scrittrice.

Forse perché ero troppo viziata? Beh chi lo può dire!

Oppure perché uno scrittore in famiglia bastava?

Io ho assecondato la sua passione ed il suo narcisismo.

Ci piaceva la bella vita e così abbiamo cominciato a vivere al di sopra delle nostre  possibilità.

Per sfuggire a tutto ciò siamo andati in Francia, in Costa Azzurra, nel 1924.

Forse anche nel tentativo di salvare il nostro matrimonio.

Ma purtroppo lì la situazione è precipitata: liti sempre più frequenti, alcool, un tentativo di suicidio da parte mia.

Mi fecero la diagnosi di schizofrenia e cominciai ad essere internata in cliniche psichiatriche.

Non ha l’impressione che spesso le donne fuori del comune, perlomeno nel passato, son finite pazze e rinchiuse nei manicomi?

Adesso che mi ci fa pensare, ho l’impressione di si.

Ci siamo sempre dovute piegare al volere di qualcun altro, sia esso un padre o un marito.

I nostri talenti han sempre faticato ad essere riconosciuti.

Anche se abbiamo cercato di trasgredire e di uscire dai binari di una vita già tracciata da altri, alla fine abbiamo pagato un prezzo molto alto per la nostra unicità.

Che ci ha viste spesso vittime della malattia mentale e quindi rinchiuse per evitare di dare fastidio.

Pensi a come son morta io: bruciata nel rogo della casa di cura che mi ospitava, a soli 48 anni.

Una tragica fine no?

Che ben si adattava al cliché di belli e dannati.

Scott invece mori  prima, nel 1940,per un attacco di cuore.

Almeno ci hanno seppelliti assieme.

Per suggellare il nostro amore che forse non è mai  finito, nonostante ci fossimo allontanati l’un l’altro.

Perché io resterò per sempre la sua Zelda, e lui il mio Scott.

Zelda Sayre moglie di Francis Scott Fitzgerald

“Women, they are a complete mistery”

Stephen Hawking

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