Villa Emo Capodilista si trova a Fanzolo, mio paese natale.
Fanzolo è un anonimo paesino, poco più di 2000 anime, della provincia di Treviso.
Un paese con un passato contadino, dove la coltura del mais si alterna a quella della soia e del foraggio.
Dove un tempo tutti si conoscevano e spesso si sposavano tra di sé.
Dove la famiglia più influente erano gli Emo Capodilista, conti di origine veneziana a cui la Repubblica di Venezia aveva dato, come a tanti nobili di allora, terre dell’entroterra dove costruirvi una villa con annessi edifici per l’agricoltura.
L’architetto più in voga nel 1500 era il famoso Andrea Palladio, a cui fu appunto affidata la costruzione di Villa Emo.
Non fosse per questa villa al mio paese non ci sarebbe nulla di storico o degno di nota.
Ma proprio questa villa ha cambiato per sempre il destino di questo piccolo paese.
Villa Emo Capodilista un pò di storia
Secondo alcune fonti la famiglia Emo sarebbe originaria della Grecia, da dove sarebbe arrivata attraverso la Dalmazia.Il cognome originario sembra infatti fosse Aymo, dal greco ajma che vuol dire sangue.
Secondo altri invece sarebbero originari di Vicenza, quindi aristocratici veneti.
Comunque sia la loro presenza a Venezia è attestata già nel decimo secolo.
Alla fine del 1200 entrarono a far parte del patriziato veneziano, restandovi fino alla caduta della repubblica di Venezia avvenuta nel 1797.
Molti membri della famiglia Emo ebbero ruoli importanti all’interno della Serenissima, quali ambasciatori, podestà, procuratori della repubblica.
Gli Emo e Fanzolo
Già nel 1400 gli Emo cominciarono ad acquistare terreni a Fanzolo.
Molti aristocratici veneziani presero a interessarsi di queste zone perché potenzialmente importanti per l’agricoltura.
Infatti quelle aride terre della bassa trevigiana cominciarono a diventare fertili grazie alla deviazione delle acque del fiume Piave, che creando dei canali secondari consentivano di alimentare i mulini e di irrigare i terreni.
Nei primi anni del 1500 quindi la famiglia Emo diventa proprietaria di buona parte dei terreni di Fanzolo, introducendo per la prima volta la coltivazione del mais.
Questa coltivazione cambiò sicuramente la storia del mio paese ed anche quella degli Emo, diventando nel tempo la loro principale forma di reddito.
Fu Leonardo Senior, tra il 1400 ed il 1500 a dare impulso all’azienda agricola, introducendo nuove colture e migliorando la vita dei contadini.
La nascita di Villa Emo
Fu il nipote Leonardo junior, figlio del fratello Alvise, a commissionare Villa Emo ad Andrea Palladio.
La villa doveva essere adatta alle occasioni di rappresentanza, ma riflettere il carattere agricolo ed essere anche granaio.
Palladio riuscì nel suo intento, creando una bellissima villa che era adatta alle esigenze di una azienda agricola.
La villa Emo Capodilista a Fanzolo è in stile neoclassico con un corpo centrale e due barchesse ai lati. All’interno la decorano gli affreschi di Giovanni Battista Zelotti.
Un grande parco con alberi secolari, siepi di bosso e statue esaltano la bellezza della Villa.
A denotare il carattere agricolo la fattoria e le case dei fattori, attualmente quasi tutte in rovina.
Leonardo junior si sposò con Cornelia Grimani, nobildonna veneziana che con acume amministrò la villa alla morte del marito, sopravvivendogli per 25 anni.
Durante la prima guerra mondiale la villa fu ospedale militare e sede del comando inglese.
Ma durante la seconda guerra mondiale l’allora ministero della pubblica istruzione vietò che fosse requisita per scopi militari.
Villa Emo e la storia della mia famiglia
Come avrete capito sono particolarmente legata a Villa Emo Capodilista a Fanzolo, la cui storia si lega a quella della mia famiglia e quindi anche alla mia.
La famiglia di mia madre viveva infatti in una grande casa contadina di fronte alla villa.
Sembra che la sua famiglia sia arrivata a Fanzolo da Venezia al seguito dei conti Emo, per coltivare il mais.
Molte famiglie del paese lavoravano infatti per questi aristocratici, vivendo nelle case che circondavano la villa e accontentandosi delle briciole.
Le famiglie erano infatti molto povere, stando ai racconti dei nonni e dei miei genitori.
Avevano un timore referenziale per i conti, che in pratica col parroco erano le persone più importanti del paese.
Ricordo che da piccola, ero all’asilo, ci portarono in villa al funerale del conte, tutti in fila indiana a omaggiare il feretro. Per noi bambini un evento storico.
Mio nonno Vittorio ha contribuito alla creazione del Museo della civiltà contadina con la contessa Barbara Emo, inizialmente collocato nella fattoria della villa.
Nonno era solito tagliare le siepi di bosso della villa e così entrò in confidenza con la contessa.
Secondo me ne era segretamente innamorato, ma probabilmente non lo ammise mai nemmeno con sé stesso!
O forse la contessa rappresentava un mondo al quale in cuor suo sognava di appartenere, ma che per forza di cose gli era precluso.
Fatto sta che spesso la contessa veniva a casa nostra.
Per noi era un’aliena, con quel suo accento americano e la passione per le cose fatte a mano, di cui i contadini, in pieno boom economico, cercavano di liberarsi.
Nonno Vittorio contribuì senz’altro alla creazione del museo e mi piace pensare che una parte di lui viva tra quegli oggetti del mondo contadino.
La villa fu in seguito trasformata in albergo e ristorante. Ed è diventata patrimonio dell’Unesco.
Gli ultimi anni
Gli ultimi anni in cui la villa è appartenuta agli Emo è stata amministrata dal conte Marco Emo Capodilista, un artista che ha promosso tante iniziative culturali, ma che per motivi economici si è visto costretto a venderla.
La villa con lui ha cessato di appartenere alla famiglia che alla fine del 1400 l’aveva commissionata.
Concludendo un ciclo di più di 5 secoli.
La villa è stata acquistata da una banca che fortunatamente l’ha tenuta aperta al pubblico.
Da questa poi è passata in mano a ricchi francesi.
Quale sarà il suo destino ancora non si sa.
Per ora resta aperta al pubblico e vi consiglio di andarci se siete dalle parti di Treviso.
Vi sembrerà di tornare ai fasti della Repubblica di Venezia e girando tra le sale respirerete secoli di storia.
A me ricorda la mia infanzia e giovinezza ed anche la mia famiglia.
Forse per questo mi è tanto cara.
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